“Verso una teoria comprensiva delle energie sottili”
Stralcio G dal libro Kosmic Karma di Ken Wilber
(Parte I,Parte II, Parte III, Parte IV, Note)
Libera traduzione dall’inglese di Giovanna Visini
Parte I. Introduzione: Dalla Grande Catena dell’Essere alla Postmodernità in Tre Facili Passi
Quello che segue è uno stralcio dalla prima stesura del Volume II della trilogia del Kosmos, che ho intitolato provvisoriamente Kosmic Karma (il Volume I è Sex, Ecology and Spirituality). Questo testo propone una teoria coerente e comprensiva delle energie sottili, la loro origine, natura e sviluppo. Questa parte specifica si colloca verso la fine del volume, quindi a chi lo legge non tocca il beneficio (o il supplizio) della lettura della prima parte del libro. Per questo ho scritto una breve introduzione che sarà seguita dalla presentazione dell’approccio integrale alle energie sottili.
I primi due stralci tratti da Kosmic Karma (“An Integral Age at the Leading Edge” e “The Many Ways We Touch”) si possono trovare sul sito wilber.shambala.com; essi spiegano il modello generale che utilizzo. “AQAL” (pronuncia: ah-quil) è la sigla di “tutti i quadranti, tutti i livelli, tutti gli stati, tutti i tipi”, cioè la mia metateoria dell’approccio integrale che sarà spiegata nel prosieguo della trattazione.
Dopo l’Introduzione che fornisce il retroterra teorico (Parte I), presenterò a grandi linee una “Teoria Integrale delle Energie Sottili” (Parte II e III) e terminerò con il confronto tra questa e altre teorie (Parte IV).
Uno sguardo retrospettivo
Prima di considerare quello che sulle energie sottili ha da dire la scienza moderna, esaminiamo il contributo delle grandi tradizioni della saggezza. Cercheremo poi di mettere insieme entrambi gli approcci in una teoria integrale delle energie sottili.
La tradizionale “Grande Catena dell’Essere” viene, di solito, presentata in questo modo: materia, corpo, mente, anima e spirito. Nel Vedanta, per esempio, questi sono rispettivamente i 5 rivestimenti o livelli dello Spirito: annamayakosha (il rivestimento o il livello costituito dal cibo materiale), pranamayakosha (il livello costituito dall’élan vitale), manomayakosha (il livello costituito dalla mente), vijnanamayakosha (il livello costituito dalla mente più elevata o anima), e anandamayakosha (il livello costituito dalla beatitudine trascendentale o spirito causale. Il Vedanta, naturalmente, aggiunge turiya, o il Sé trascendentale sempre presente, e turiyatita, o lo Spirito-come-tale, nonduale, sempre presente, non qualificabile; tuttavia, per i nostri scopi introduttivi è sufficiente lo schema più semplice a 5 livelli. Torneremo in seguito sulla versione più completa.)
Questa Grande Catena dell’Essere a 5 livelli può essere rappresentata schematicamente come nella Figura 1. Sebbene sia necessario essere molto cauti con i confronti interculturali, si possono trovare schemi interpretativi simili a questa Grande Catena, o “Grande Campo (Nest) dell’Essere”, in quasi tutte le grandi tradizioni di saggezza del mondo “premoderno”, com’è indicato dalle Figure 2 e 3 che sono i diagrammi utilizzati da Huston Smith per indicare le similarità generali (o somiglianze di famiglia) tra le varie tradizioni.
Con riferimento alla Figura 1, c’è da notare che la Grande Catena, com’è stata concepita dai suoi ideatori (da Plotino ad Aurobindo) è piuttosto un Grande Campo (nest=nido, parola che in inglese dà l’idea di livelli annidati uno dentro l’altro come scatole cinesi N.d.T.) – o come diremmo oggi una “olarchia” – poiché ogni livello successivo trascende i livelli precedenti ma li avvolge (o li include) – ciò che Plotino definiva “uno svolgimento che è un avvolgimento”. Ogni livello più elevato, tuttavia, trascende anche radicalmente i livelli precedenti e non può essere ridotto a quei livelli, né essere da essi spiegato. Questo è indicato nella Figura 1 come (A), (A+B), (A+B+C), ecc., che significa che ogni livello successivo contiene elementi o qualità che sono emergenti e creativi e non riducibili ai livelli meno elevati.
Figura 1. La Grande Catena dell’Essere Secondo le Tradizioni
Per esempio, quando la vita (A+B) emerge “dalla” materia (A), contiene certe qualità (come la riproduzione sessuale, le emozioni interiori, l’autopoiesi, l’élan vitale ecc. – tutte rappresentate da “B”) che non possono essere spiegate nei termini strettamente materiali di “A”. Similmente, quando la mente (A+B+C) emerge dalla vita, la mente contiene caratteristiche (“C”) che non possono essere ridotte alla materia e alla vita in quanto tali, né possono venire da esse spiegate. Quando l’anima (“A+B+C+D”) emerge, trascende la mente, la vita e la materia. L’evoluzione è allora questo “dispiegamento” dello Spirito dalla materia, al corpo, alla mente, all’anima fino allo Spirito stesso, o fino alla realizzazione dello Spirito assoluto che era l’Obiettivo e il Fondamento dell’intera sequenza.
Figura 2. La Grande Catena nelle Varie Tradizioni di Saggezza, compilata da Huston Smith
La migliore introduzione a questa nozione tradizionale rimane il classico libro di Schumacher A Guide for the Perplexed, un titolo preso a prestito dalla grande opera di Maimonide su quest’argomento. L’idea generale è quella di una grande olarchia di essere e conoscenza, con i livelli di realtà del mondo “esteriore” riflessi nei livelli di coscienza individuale (o livelli di conoscenza ed essere “interiori”), com’è rappresentato in modo chiaro dalla Figura 3.
Figura 3. “Come Sopra, Così Sotto” da Huston Smith, Forgotten Truth
Secondo le tradizioni, tuttavia, il processo dell’evoluzione o “dis-piegamento” non potrebbe mai avvenire senza un precedente processo d’involuzione o “ri-piegamento”. Non soltanto il livello più elevato non può essere spiegato nei termini del meno elevato e non emerge “da” questo livello più basso, ma è vero proprio l’opposto. Cioè, le dimensioni o livelli più bassi sono, di fatto, sedimentazioni o depositi delle dimensioni più alte, e trovano il loro significato nelle dimensioni più elevate, di cui sono versioni diminuite o diluite. Questo processo di sedimentazione è chiamato “involuzione” o “emanazione”. Secondo le tradizioni, prima che l’evoluzione o il dispiegamento dello Spirito possa avvenire, deve avvenire l’involuzione o il ripiegamento dello Spirito: il più elevato discende successivamente nel più basso. Quindi, i livelli più elevati sembrano emergere “dai” livelli meno elevati durante l’evoluzione – per esempio, la vita sembra emergere dalla materia – perché, e soltanto perché, vi furono depositati durante l’involuzione. Non si possono estrarre i livelli più elevati dai più bassi, a meno che i più alti non si trovino già lì, in potenza – dormienti – aspettando di emergere. Il “miracolo dell’emergere” di un nuovo livello è semplicemente il gioco creativo dello Spirito nelle varie dimensioni della sua stessa manifestazione.
Per le tradizioni, quindi, il grande gioco cosmico comincia quando lo Spirito si riversa fuori da se stesso, come in una danza o in un gioco (lila, kenosis), e crea l’universo manifesto. Lo Spirito “perde” se stesso, “dimentica” se stesso, assume la magica apparenza della molteplicità (maya) in modo da avere una grande possibilità di giocare a nascondino. Lo Spirito si riversa fuori da se stesso per creare, come prima cosa, l’anima, che è un riflesso dello Spirito diminuito e diluito; l’anima poi perde se stessa nella mente, un riflesso ancora più pallido della gloria radiosa dello Spirito; la mente perde se stessa nella vita, che perde se stessa nella materia, che è l’ultima, più densa e più bassa forma cosciente dello Spirito. Possiamo rappresentare questo processo di svuotamento così: lo Spirito-come-spirito si svuota nello Spirito-come-anima, che si svuota nello Spirito-come mente, che si svuota nello Spirito-come-corpo, che si svuota nello Spirito-come-materia. Questi livelli del Grande Campo sono tutte forme dello Spirito, ma forme che diventano sempre meno coscienti, sempre meno consapevoli della Sorgente e Talità (Suchness), sempre meno memori del loro Fondamento sempre presente, anche se non sono nient’altro che lo Spirito-che-gioca.
Se possiamo rappresentare i principali stadi emergenti nell’evoluzione come (A), (A+B) (A+B+C) ecc., – dove il segno “più” indica che qualcosa di nuovo sta emergendo o si sta aggiungendo alla manifestazione – allora possiamo anche rappresentare l’involuzione come un precedente processo di sottrazione: lo Spirito inizia pieno e completo, con tutta la manifestazione contenuta in se stesso come potenzialità: possiamo rappresentare questo tra parentesi quadre [A+B+C+D+E]. Lo Spirito inizia a scendere nella manifestazione – e a “smarrire” se stesso nella manifestazione – attraverso la perdita della sua pura natura spirituale e l’assunzione di una forma manifesta, finita e limitata – cioè, l’anima [A+B+C+D]. L’anima ha, adesso, dimenticato “E”, cioè la sua identità fondamentale con e in quanto Spirito, e, nella confusione e angoscia che seguono, l’anima cerca di sfuggire al suo terrore scendendo ancora un gradino, nella mente [A+B+C], che ha dimenticato “D” la sua anima radiosa; e la mente fugge nella vita, dimenticando “C” o la sua intelligenza; e, da ultimo, la vita perde anche la sua vitalità vegetativa “B” e appare come inerte, insensibile, morta materia, “A” – a questo punto avviene qualcosa simile al Big Bang, dopo di che la materia entra nell’esistenza concreta e sembra che nell’intero mondo manifesto non esista altro che materia insensibile, inerte e senza vita.
Ma questa materia è, invece, curiosamente vivace, non vi pare? Non sembra proprio che se ne voglia stare tranquilla con il sussidio di disoccupazione a guardare la televisione tutto il giorno. E’ sorprendente come questa materia cominci ad avvolgersi su stessa: “ordine dal caos”, così la fisica della complessità definisce questo fenomeno – o strutture dissipative, auto-organizzazione, divenire dinamico. Ma i tradizionalisti furono molto più espliciti: “Dio non rimane morto e pietrificato; le pietre stesse piangono e si protendono verso lo Spirito”, come disse Hegel.
In altre parole, secondo le tradizioni, una volta avvenuta l’involuzione, allora l’evoluzione comincia o può cominciare, passando da (A) a (A+B) a (A+B+C), ecc., dove ogni livello emergente non è altro che un dispiegamento o una “reminiscenza” delle dimensioni più alte che erano state segretamente ripiegate o depositate in quelle più basse durante l’involuzione. Quello che era stato s-membrato, frammentato e dimenticato durante l’involuzione è ri-membrato, riunito, unificato o realizzato durante l’evoluzione. Da qui, la dottrina della anamnesis, o “reminiscenza” platonica e vedantica, così comune nelle tradizioni: se l’involuzione è dimenticare chi sei tu, l’evoluzione è ricordare chi o che cosa sei tu: tat tvam asi, tu sei Quello. Satori, metanoia, moksha e wu sono alcuni dei nomi tradizionalmente dati a questa realizzazione.
1. Primo Passo
Per quanto bello e brillante sia questo schema interpretativo, presenta, tuttavia, qualche problema. Non che lo schema sia sbagliato in sé, ma il mondo moderno e postmoderno ha aggiunto alcune profonde intuizioni che è necessario aggiungere e incorporare se vogliamo ottenere una visione più integrale e comprensiva. Questo è ciò che intendo con “dalla Grande Catena alla postmodernità in tre facili passi.”
Il problema
Il Grande Campo, involuzione ed evoluzione, dimensioni-livelli dell’essere e della conoscenza: questi furono alcuni dei profondi contributi dei grandi santi e saggi del mondo premoderno, e, infatti, li possiamo trovare dovunque dalle Enneadi di Plotino, al Lankavatara Sutra fino a La Vita Divina di Aurobindo, tutte espressioni dei grandi sistemi metafisici.
Ma c’è un aspetto che, forse, noi moderni dobbiamo tenere presente quando cerchiamo di esaminare quelle idee: i grandi sistemi metafisici erano, in ultima analisi, schemi interpretativi che i saggi elaboravano sulla base delle loro esperienze spirituali. Questi modelli, come la Grande Catena, erano interpretazioni di esperienze viventi – non erano schemi rigidi, fissi, ontologici, veri per tutta l’eternità. Se, in seguito, discuto l’adeguatezza di alcune di queste interpretazioni, non voglio assolutamente mettere in dubbio l’autenticità delle esperienze e delle realizzazioni di questi grandi saggi. Suggerisco, semplicemente, che, dal momento che l’evoluzione stessa continua a procedere, possiamo utilizzare nuovi orizzonti concettuali per ricontestualizzare e inquadrare quelle esperienze in griglie interpretative che siano più adeguate, alla luce degli apporti scientifici moderni e postmoderni; il risultato finale sarà, allora, un’integrazione dei contributi migliori provenienti dalle forme premoderne, moderne, e postmoderne del dispiegarsi dello Spirito.
A questo fine, presenterò quelle che sono, a mio parere, le tre difficoltà centrali che sorgono con gli schemi interpretativi dei grandi sistemi metafisici, e proporrò tre possibili soluzioni. Vogliamo salvare i grandi sistemi tradizionali, mentre, contemporaneamente, ci disfiamo delle interpretazioni metafisiche inutili; interpretazioni che non sono necessarie per spiegare i dati stessi cui si riferiscono, ma che sono, invece, una garanzia sicura del fatto che con esse la spiritualità non troverà mai un’accoglienza favorevole nell’arena del pensiero moderno e postmoderno.
La prima difficoltà può essere mostrata con quest’esempio. Se guardiamo una qualsiasi delle figure che rappresentano la metafisica tradizionale (Figure 1, 2, 3), notiamo che tutti i livelli più elevati rispetto alla materia sono, di fatto, meta-fisici, cioè oltre il fisico e oltre la materia. Il livello materiale include, per esempio, il cervello umano, in quanto complessa entità materiale. Questo significa che, per le tradizioni metafisiche, le sensazioni elementari di un verme (che è allo stadio 2) sono a un livello di realtà più elevato rispetto al cervello umano (che è allo stadio 1).
E’ evidente che qualcosa non funziona con questo schema. Parte del problema è che la relazione della coscienza umana con la neurofisiologia è qualcosa che non è ovvia (e neppure disponibile) per la fenomenologia introspettiva (cioè la meditazione o la contemplazione), e questo significa che la conoscenza di fattori come la dopamina, la serotonina, i percorsi delle sinapsi, il ciclo di Kreb, la regolazione ipotalamica, ecc., non era accessibile per gli antichi. Questo, lo ripeto, non vuole dire che la loro realizzazione spirituale fosse parziale o inadeguata, ma solo che essi non beneficiavano di alcuni dati circa i fenomeni del mondo limitato, scoperti dalla scienza moderna. Se Plotino fosse vivo oggi, potete scommettere che diversi capitoli delle Enneadi sarebbero consacrati alla neurofisiologia del cervello e alla sua relazione con lo Spirito. Se Shankara fosse vivo oggi, i suoi commenti al Brahma Sutra conterrebbero, senza dubbio, ampie trattazioni sulla relazione esistente tra nadi e neurotrasmettitori.
Soluzione Proposta
Cosa avrebbero concluso Plotino e Shankara circa la relazione esistente tra le realtà spirituali e le realtà materiali come il cervello? Credo che sarebbero stati d’accordo con quanto segue; comunque sia, ecco la proposta # 1:
Nel mondo manifesto, ciò che chiamiamo “materia” non è l’ultimo gradino del grande spettro dell’esistenza, ma la forma esteriore di qualsiasi livello di questo grande spettro. La materia non è più bassa e la coscienza più elevata, ma materia e coscienza sono l’esterno e l’interno di ogni evento.
Figura 4. Primo Passo: La materia non è il “più basso” di tutti i livelli , ma è l’“esterno” di tutti i livelli
Questo può essere rappresentato schematicamente come mostrato dalla figura 4, e con più dettagli dalla figura 5. Il cambiamento fondamentale da fare è quello di togliere ciò che appare come “materia” dall’ultimo gradino dell’esistenza (e quindi facendo risultare tutti gli altri livelli più elevati e meta-fisici) e farne, invece, la forma esteriore di tutti gli altri livelli. Le tradizioni hanno sempre capito che i livelli “più elevati” rispetto alla materia sono “invisibili” per i sensi ordinari, e questo rimane vero anche nella nostra riformulazione. Cioè, tutte le dimensioni “interiori” (sentimenti, comprensione reciproca, compassione, consapevolezza, coscienza, ecc.) sono invisibili per i sensi esteriori; ma possiamo asserirlo senza interpretazioni “metafisiche” non necessarie. (Lo so… ma la reincarnazione? Abbiate un po’ di pazienza…)
Figura 5. I Quattro Quadranti
Per il momento, limitiamoci a concentrare la nostra attenzione sui due quadranti superiori. Nel quadrante Alto/Destra, possiamo vedere l’evoluzione delle forme esteriori, “materiali” o “fisiche”, come sono conosciute dalla scienza moderna. Queste forme esteriori includono, in un ordine di complessità evolutiva crescente: atomi, molecole, cellule non nucleate o procarioti, cellule nucleate o eucarioti, organismi con rete neurale, organismi con corda neurale (per es. i gamberetti), il tronco encefalico rettiliano (per es. le lucertole), il sistema limbico (per es. i cavalli), la neocorteccia o cervello “trino” (per es. esseri umani, con varie strutture-funzioni più elevate segnalate nello schema).
Queste sono tutte forme “esteriori” o “materiali”, nel senso che possono essere viste nel mondo esterno, sensoriomotore. Ma ognuna di queste forme materiali di complessità crescente, ha come forma interiore correlata, un livello di coscienza crescente. Quindi (in accordo con Whitehead): gli atomi, le cui forme esteriori sono entità fisiche come neutroni, protoni ed elettroni, hanno una interiorità di prensione o proto-sensibilità (proto-consapevolezza); gli organismi neuronali possiedono sensazioni interiori; gli organismi con la corda neurale hanno percezioni; la comparsa di animali con il tronco encefalico rettiliano fa emergere gli impulsi e istinti interiori; un sistema limbico esteriore emerge con le emozioni interiori; il cervello “trino” è la forma esteriore o materiale di una coscienza interna che può contenere, oltre a molte altre cose, la cognizione operativa formale, la moralità postconvenzionale, il pensiero integrativo (visione logica), le capacità linguistiche, ecc. (Potete vedere alcune di queste correlazioni tra Alto/Destra e Alto/Sinistra nella figura 5.)
In altri termini, la materia non è l’ultimo gradino della spirale evolutiva, ma è invece, la forma esteriore di un’evoluzione le cui forme interiori contengono livelli correlati di sensazioni, consapevolezza, coscienza, ecc. La metateoria AQAL esprime questa nozione affermando che ogni mente ha un corpo, oppure che a ogni stato di coscienza corrisponde un stato contraddistinto di materia-energia, o ancora che ogni forma di apprensione interiore possiede una forma esteriore – in breve, ogni evento nel quadrante Alto/Sinistra trova la sua correlazione nel quadrante Alto/Destra, e viceversa. Quindi, non dobbiamo considerare che i livelli più elevati (vita, mente, anima) si depositino o lascino semplicemente le loro impronte nella materia (mentre essa rimane il livello più basso), ma che ciò che chiamiamo materia sia la forma esteriore di ognuno di quei livelli interiori (come proposto dalle figure 4 e 5).
Ciò che i saggi premoderni credevano essere realtà META-fisiche sono, in molti casi, realtà INTRA-fisiche: non sono sopra la materia, sopra la natura, metafisiche o soprannaturali: non sopra la natura ma l’interiorità della natura, non sopra la materia ma interiori a essa.
Non c’era modo per un santo premoderno, immerso in profonda meditazione sulla natura dell’anima, di sapere, di poter sapere, che la configurazione delle sue onde cerebrali stava assumendo gli stati theta-alfa; né poteva sapere che la serotonina stava aumentando, che l’acido lattico neurale stava diminuendo, che stava anche diminuendo il fabbisogno di ossigeno cellulare e che stava avvenendo una lateralizzazione emisferica. Tutte le rivelazioni interiori dell’anima sembravano, di conseguenza, ed erano percepite come se non fossero fisiche, materiali, assolutamente connesse alla natura, come se non fossero anch’esse parte del tessuto della manifestazione materiale: erano del tutto meta-fisiche.
Come vedremo, vi sono alcuni aspetti delle dimensioni più alte che potrebbero essere realmente metafisiche; ma la prima cosa che ci preme sottolineare è che gran parte di ciò che la premodernità ha creduto essere meta-fisico è in realtà intra-fisico, non sopra la natura, ma nell’interiorità della natura. Questo è il primo passo del cammino dalla metafisica alla post-metafisica integrale.
2. Secondo Passo
Il Problema
Il passo # 1 implica l’integrazione della profonda saggezza delle tradizioni premoderne con i contenuti inestimabili della scienza moderna. Il passo # 2 implica ulteriori integrazioni dei contributi fondamentali della svolta postmoderna dello Spirito.
Questi contributi sono sintetizzati nei due quadranti in basso (Figura 5). I quadranti in alto rappresentano un essere individuale; i quadranti in basso rappresentano un gruppo, una collettività, un sistema di esseri individuali. I quadranti a Sinistra rappresentano le forme interiori di un individuo o di un gruppo; i quadranti di Destra rappresentano le forme esteriori di un individuo o di un gruppo. Quindi i quattro quadranti sono l’interno e l’esterno dell’individuo o della collettività. (per favore, scusate queste deviazioni dal tema principale; per una trattazione più completa, vedi The Marriage of Sense and Soul – Integrating Science and Religion).
Il punto da ritenere per quanto riguarda la postmodernità è semplicemente questo: come le interpretazioni metafisiche che gli antichi attribuirono alle loro autentiche esperienze spirituali non potevano beneficiare dei progressi conoscitivi della scienza moderna, così non potevano beneficiare delle profonde scoperte della postmodernità, dell’etnometodologia, del contestualismo culturale, della sociologia del sapere, ecc. Tutte queste discipline, nel loro insieme, lanciano un’accusa devastante: molte di quelle concezioni che gli antichi saggi consideravano assoluti metafisici sono in realtà modellate e condizionate culturalmente.
Soluzione proposta
Naturalmente, esistono verità universali che trascendono le culture. Ma vogliamo sottolineare come sia necessario che queste verità siano identificate con molta più cura di quanto non immaginassero i metafisici; e come questa identificazione debba essere portata avanti attraverso una metodologia di ricerca, non attraverso la speculazione metafisica (vedi Excerpt C, sul sito wilber.shambala.com).
Il contributo postmoderno alla discussione può essere sintetizzato dicendo che ogni individuo è inserito (nestled) all’interno di sistemi di reti culturali e sociali, reti che hanno una profonda influenza sulla conoscenza e sull’essere degli individui stessi. Queste reti sono i quadranti Basso/Sinistra (culturale) e Basso/Destra (sociale) nella figura 5. Il quadrante B/D rappresenta i sistemi sociali – i sistemi collettivi o forme esterne collettive degli organismi individuali, forme esterne che possono essere viste nel mondo esterno o sensoriomotore (ricordiamoci che tutti i quadranti di Destra possono essere visti “là fuori” perché sono “materiali” o “esteriori”). Questi sistemi esterni includono cose come gli ecosistemi, i sistemi geopolitici, i modi di produzione tecno-economica (foraggiamento, orticoltura, informazione, ecc.), e sono tutti aspetti visibili, esterni, concreti dei sistemi o collettivi. Notiamo, di nuovo, che per le tradizioni metafisiche, tutti questi “sistemi materiali” sarebbero all’ultimo gradino dell’esistenza, mentre, per la visione post-metafisica integrale, essi sono semplicemente dimensioni collettive esteriori delle dimensioni ritenute “più elevate” (ora, invece, dimensioni interiori). Il quadrante Basso/Destra è la “Natura”, di cui le dimensioni che gli antichi credevano “più elevate” sono ora l’interno, non il sopra.
Il quadrante Basso/Sinistra o culturale rappresenta l’interiorità di gruppi o collettivi che (come per tutti i quadranti di Sinistra) non può essere vista “là fuori”; quest’interiorità include valori collettivi, identità, visioni del mondo, credenze, retroterra e contesti culturali, ecc. La Teoria dei Sistemi si concentra sul quadrante Basso/Destra e il post-strutturalismo postmoderno si concentra sul quadrante Basso/Sinistra. Questi quadranti rappresentano l’esterno e l’interno del collettivo.
La Teoria dei Sistemi mette l’accento in vario modo sul fatto che ogni organismo individuale è interconnesso inseparabilmente con il suo ambiente in una rete dinamica di relazioni ed ecosistemi, i quali possono tutti essere visti “là fuori” – e questo mostra, ancora una volta, che la “materia” non è il livello più basso dell’essere, ma semplicemente la forma esteriore di tutti i livelli interiori dell’essere (in questo caso, la forma esteriore dei sistemi di gruppo o collettivi).
Ovviamente, non c’è niente nella teoria dei sistemi o nell’ecologia che prenda in considerazione gli stati interiori di bellezza, satori, samadhi, comprensione reciproca, valori, visioni del mondo, ecc., perché tutte queste cose sono interiori (e quindi inaccessibili per l’ecologia o la teoria dei sistemi). Cercare di ridurre tutta la realtà a un solo quadrante, come avviene spesso con la teoria dei sistemi (per es. Fritjof Capra), è chiamato assolutismo del quadrante, qualcosa che il pluralismo metodologico integrale cerca di evitare.
Sappiamo che la postmodernità si concentra sugli aspetti interiori o culturali dell’essere-nel-mondo individuale, e mette l’accento sul fatto che molti aspetti della realtà che ogni società considera come “immutabili”, “veri”, “assoluti”, sono in realtà modellati e condizionati dalla cultura, quindi relativi. Il fatto che il pensiero postmoderno spesso cada nella trappola dell’assolutismo del suo quadrante preferito (quando tenta di ridurre tutta la realtà alla costruzione culturale del quadrante Basso/Sinistra) non toglie niente alle importanti verità che esso ha contribuito a stabilire – e che noi sintetizziamo dicendo che ogni evento ha una dimensione o quadrante Basso/Sinistra.
I quattro quadranti rappresentano, allora, quattro dimensioni inseparabili di ogni essere-nel-mondo individuale. Queste dimensioni sono così fondamentali che ogni linguaggio naturale più importante li contiene come pronomi di prima, seconda e terza persona, che possiamo abbreviare come io, noi, ciò/esso (it) ed ciò/essi (its). L’Alto/Sinistra è “io”, o la sensibilità interiore o consapevolezza di ogni essere individuale senziente (dagli atomi alle formiche alle scimmie). L’Alto/Destra è “ciò” (it), cioè la forma esteriore di ogni essere senziente (cioè, la sua materia ed energia – che include, come vedremo presto, le energie sottili). Il Basso/Destra è la forma esteriore di un gruppo, o collettivo, di esseri senzienti o individui. E il Basso/Sinistra è l’interiorità o coscienza collettiva, i valori collettivi, il retroterra intersoggettivo, i contesti culturali, ecc. Di nuovo: l’interno e l’esterno dell’individuo e del collettivo.
Ho incluso un altro diagramma in cui vengono prese in considerazione alcune delle forme assunte dai quattro quadranti quando si riferiscono agli esseri umani (vedi Figura 6).
Figura 6. Alcuni Aspetti dei Quattro Quadranti come Appaiono negli Esseri Umani
Non ho intenzione di presentare lunghe e complesse argomentazioni, ma soltanto di affermare nel modo più categorico la mia opinione sull’argomento: nessuna spiritualità premoderna che non venga a patti con la modernità e la postmodernità potrà sopravvivere nel mondo di domani. Un modo per realizzare questa integrazione è l’utilizzo dell’approccio AQAL (“tutti i quadranti, tutti i livelli”) che unisce i contributi validi nel tempo sia premoderni che moderni e postmoderni. L’aspetto “tutti i livelli” si riferisce al grande spettro dell’essere e della conoscenza, la cui prima brillante interpretazione si deve ai grandi saggi premoderni – materia, corpo, mente, anima e spirito (ritorneremo su questi livelli tra poco). L’aspetto “tutti i quadranti” si riferisce alle precisazioni apportate dalla modernità (in particolare, la materia non è il gradino inferiore, ma la forma esteriore di tutti i gradini) e dalla postmodernità (in particolare, ogni individuo è inserito in contesti culturali e sociali).
Adottare uno schema del tipo “AQAL” è il secondo importante passo nel cammino dalla metafisica alla post-metafisica integrale.
3. Terzo Passo
Il Problema
Cominciamo ora a trattare del ruolo e della natura dell’energia – energia grossolana, energia sottile ed energia causale. Ho già menzionato che massa ed energia sono aspetti della dimensione-A/D di ogni essere individuale – cioè, rappresentano alcune delle forme esteriori di ogni individuo (e di ogni sistema, come vedremo).
Il problema potrebbe essere formulato come segue: dato che: 1) la premodernità manca di chiarezza circa il ruolo della materia e 2) gli antichi rappresentarono le energie sottili come fondamentalmente meta-fisiche o soprannaturali; ma data 3) la comprensione della materia non come livello più basso ma come forma esteriore di tutti i livelli, ne consegue 4) come possiamo reinterpretare in maniera più adeguata la relazione tra energie sottili e forme materiali grossolane?
Detto più semplicemente: poiché la materia non è il più basso di tutti i livelli, ma la forma esteriore di tutti i livelli, dove si collocano le energie sottili nello schema proposto? Nelle tradizioni premoderne, l’energia sottile o “prana” era abitualmente rappresentata come il secondo livello della Grande Catena (pranamayakosha): si trattava di un livello di energia eterica o astrale “sopra” la materia e l’energia fisica. Ma se la materia è stata reinterpretata, come possiamo reinterpretare anche l’energia sottile in modo da andare al passo con le rivelazioni moderne e postmoderne emerse nel dispiegamento evolutivo dello Spirito?
Soluzione Proposta
La soluzione proposta in questo caso si presenta sotto forma di tre ipotesi, due delle quali sono state già analizzate, mentre la terza si riferisce specificamente alla questione in esame.
# 1. L’aumento di evoluzione comporta l’aumento della complessità delle forme grossolane. Nel quadrante Alto/Destra, per esempio, troviamo quark, protoni, atomi, molecole, cellule, organismi complessi. Questo aumento della complessità della forma (attraverso processi come la differenziazione e l’integrazione) è stato notato da tempo dai biologi evoluzionistici. Ervin Laszlo: “Dunque, mentre un nuovo livello di organizzazione significa una semplificazione della funzione del sistema, e della corrispondente struttura del sistema, significa anche l’inizio di un processo di progressiva complessificazione strutturale e funzionale”. Penso che questa “complessificazione” sia del tutto ovvia e non ci sia bisogno di soffermarvisi.
# 2. L’aumento della complessità della forma (nel quadrante A/D) è correlato con un aumento della coscienza interiore (nel quadrante A/S). Questa è quello che Teilhard de Chardin chiamava “legge della complessità e della coscienza” – cioè, quanto maggiore la complessità, tanto maggiore la coscienza. Potremmo dire in modo più preciso: quanto più grande è il grado di complessità esteriore della forma materiale, tanto più grande è il grado di coscienza interiore che può prodursi all’interno di quella forma (cioè, correlazione tra A/D e A/S).
# 3. Inoltre, e questa è l’ipotesi di collegamento: l’aumento della complessità delle forme grossolane è correlato all’aumento della sottigliezza delle energie. Man mano che l’evoluzione procede verso forme grossolane sempre più complesse, l’aumento del grado di complessità grossolana è accompagnato da corrispondenti (o specificamente contraddistinti) modelli di energia sempre più sottile. Poiché ci stiamo concentrando ora sugli esseri individuali, abbiamo quanto segue: l’aumento dell’evoluzione comporta l’aumento di complessità delle forme grossolane (nell’A/D), che è correlato con un aumento del grado di coscienza (nell’A/S), e, ancora nell’A/D, con una sottilizzazione delle energie corrispondenti. Quindi, invece di interpretare i livelli più elevati come essenzialmente separati dalla materia e dalla forma grossolana, la complessificazione della forma grossolana diventa il veicolo della manifestazione sia delle energie più sottili sia della coscienza più comprensiva.1
Se queste connessioni sono valide, questo potrebbe essere il terzo importante passo nel cammino dalla metafisica premoderna alla post-metafisica integrale, un cammino che, credo, mantiene le verità ancora valide delle grandi tradizioni metafisiche, ma senza quello che appare come il loro schema interpretativo obsoleto. E questo ci porta alla fine di questa breve introduzione e all’inizio della trattazione del tema principale, una teoria integrale delle energie sottili.