Testimonianza di Aurora

    Aurora è una studentessa universitaria di 22 anni. Soffriva di attacchi di panico da circa 3 mesi quando ha iniziato le sedute di rebirthing.

    Sentivo la morte talmente vicina che non avevo più niente da perdere. Mi chiedevo cosa avessi mai fatto per meritarmi tutto questo. Credevo di essere allo stadio terminale di qualche malattia sconosciuta della quale non mi interessava né l’origine, né venirne fuori. Partivo già sconfitta. Ero come chiusa in un mondo stregato, dove stentavo a riconoscermi e nessuno sembrava accorgersene.

    Non riuscivo ad andare in università, non uscivo senza farmaci, e quando non facevano effetto mi credevo spacciata. Ma il peggio era l’aereo, ho rischiato piu di una volta un atterraggio di emergenza con stewardess impotenti che non avevano idea di come comportarsi e gli altri passeggeri allibiti.

    Non vivo a casa, ma grazie alle insistenze della mamma che aveva capito da un paio di telefonate che non stavo bene e che senza vedermi era riuscita a diagnosticare attacchi di panico, sono tornata a Milano. Non volevo perdere l’università, non volevo fermare la mia vita per una paura, che nei momenti di lucidità mi sembrava pura follia, un’assurdità. La mamma aveva indagato tutte le cure possibili e mi aveva dato tre opzioni: clinica specializzata al San Raffaele con ricovero per un paio di settimane (MAI! Mi avrebbe fatta sentire più ammalata di quello che ero), farmaci accompagnati da una cura psicologica comportamentale (troppo lungo, io non volevo perdermi dietro a tante chiacchiere e poi avrei dovuto tornare a Milano ogni due per tre), oppure questo rebirthing (mai sentito, mi diceva che ti insegnano a respirare).

    Ero molto scettica, non avevo mai apprezzato la cura psicologica, pensavo fosse per persone deboli che avessero tempo da perdere, e io non ne avevo. Che respirando nei momenti di smarrimento più assoluti la situazione migliorasse l’avevo capito, ma che dovessi imparare a respirare e che dopo poche sedute gli attacchi non sarebbero più venuti mi lasciava molto perplessa. Non ci credevo, ma provare non costava niente, e la posta in gioco era alta. Poi potevo fermarmi a una seduta se volevo. Provai.

    Chissà perché le mamme hanno sempre ragione, potrebbero dimostrarlo con una formula matematica. Feci 5 sedute in una settimana, perché avevo poco tempo a disposizione. Fu impegnativo, molto. E’ una cura che ha mobilitato tutte le mie energie. Ero concentratissima sulla mia guarigione, ero presa da questo potere inspiegabile e meraviglioso che il mio respiro aveva su di me.

    Sdraiata su un lettino iniziavo a repirare, prima lentamente, cercando un ritmo, poi più intensamente fino a cadere in uno stato di quasi trance, eppure ero sempre cosciente. Sentivo fomicolii lungo i miei arti e un’energia formarsi nelle mie mani. Fortissima e indomabile all’inizio, come un attacco di panico, rombava dentro di me, mi percuoteva e mi muoveva come un burattino. Scossa da mille emozioni vedevo immagini di luoghi e persone scorrere nella mia mente, e piano piano sentivo che quell’energia sovrastante che prima sembrava attaccarmi in realtà veniva generata da me, dal mio respiro, era la mia arma di difesa e mi avrebbe protetto, sempre.

    E sono guarita. Completamente. Non ho più avuto un attacco da allora. Tornai successivamente per un altro paio di sedute, per rassicurami di non avere lasciato niente irrisolto. Il coraggio iniziale è stato una sfida, ma la volontà di non arrendermi e il respiro hanno risolto tutto. Sono davvero rinata, grazie!