Milano 04 giugno 2011
Quando due persone si incontrano nello stato mentale del bambino, ciascuno vede nell’altro qualcuno che deve prendersi cura dei suoi bisogni insoddisfatti o qualcuno che, in qualche modo, potrebbe fargli del male. Ne risulta che ciascuno si sentirà spinto a controllare l’altro in ogni modo possibile e le conseguenze saranno conflitti, aspettative insoddisfatte, incomunicabilità, giochi di potere e dolore.
Il bambino interiore ha delle aspettative sugli altri e sulla vita. Si aspetta che i suoi bisogni saranno soddisfatti e che sarà liberato dalle paure e da ciò che lo affligge. E’ naturale che un bambino senta così, perché trovandosi in uno stato di impotenza e insicurezza cos’altro potrebbe sperare per sentirsi al sicuro? In certi casi sono state vissute talmente tante delusioni che le aspettative sono state seppellite sotto uno strato di rassegnazione, ma sono ancora lì, nascoste nei desideri del nostro bambino emozionale. Questo aspetto dello stato mentale del bambino può, per alcuni di noi, essere piuttosto evidente: abbiamo delle pretese e gli altri ci devono ciò che vogliamo e, quando le cose non vanno come vorremmo o ci sentiamo privati dell’attenzione, biasimiamo e accusiamo convinti di essere stati trattati ingiustamente.
E’ anche naturale che quando siamo nello stato mentale del bambino, basato sulla paura e sulla vergogna, viviamo una vita di compromessi. La vergogna e la paura portano al compromesso perché siamo terrorizzati da ciò che gli altri potrebbero pensare e, in questo stato, abbiamo perso il contatto con la nostra forza e la fiducia in noi stessi, nei nostri pensieri, emozioni e intuizioni. In breve, non viviamo per noi stessi ma per gli altri. Krishnananda