Milano 26 aprile 2010

Se pur non in modo lineare, anzi spesso con un movimento a spirale, nel Rebirthing si dipana un cammino che ha come prima tappa quella di una necessaria riorganizzazione, integrazione o superamento di sensazioni, emozioni, impulsi, desideri, complessi, subpersonalità, schemi mentali obsoleti e preconcetti su se stessi e sul mondo, condizionamenti subiti e interiorizzati che tiranneggiano la coerente espressione della personalità e delle proprie potenzialità. La progressiva disidentificazione da questi contenuti psichici consente l’autoidentificazione con quel centro dotato di volontà e consapevolezza che è l’Io.

Diventa, allora, possibile scoprire un nuovo senso di identità e dare un nuovo e più profondo significato alla nostra esistenza. Pur accettando i nostri limiti, riconosciamo anche che abbiamo la possibilità di scegliere. Emerge una maggiore assunzione di responsabilità che ci aiuta a diventare “soggetti” della nostra vita, o come dice la Psicosintesi a “co-creare” la nostra vita e non più sentirci come esseri passivi, spettatori impotenti o addirittura vittime, che credono di essere completamente in balia dei vissuti interiori e delle condizioni esteriori.

Nel Rebirthing Transpersonale intraprendiamo un cammino attraverso la “selva oscura” della confusione, dell’ansia, dello stress, del panico, dell’incapacità di fare scelte, dell’insicurezza, del sentirsi inadeguati, della vergogna, del senso di colpa. Queste sensazioni, emozioni, pensieri li percepiamo meglio, li circoscriviamo, ne delineiamo la storia. Quello che prima sembrava sopraffarmi, adesso posso osservarlo da una certa distanza. Cominciamo a percepire il centro della coscienza, l’Io, e, approfondendo il processo, la luminosa sorgente transpersonale, il Sé. La psicosintetista A. M. Finotti in un brano (disponibile sul mio sito) intitolato “La Metafora della Via” parla di una progressiva trasformazione che avviene in noi, sul cammino di crescita, da vagabondi confusi e trascinati dagli eventi, in viandanti sul cammino, in pellegrini verso una meta e poi, quando si apre il cuore, in servitori della vita e degli altri esseri.