Milano 06 maggio 2010
..continua Wilber: Noi diremmo così: le innovazioni tecnologiche, per poter essere veramente innovazioni che soppiantano i modi di produzione precedenti, devono essere più evolute e contenere più profondità/complessità (in questo caso, piantare sementi in armonia con i cicli stagionali della natura richiede capacità di previsione e pianificazione nel tempo – richiede, cioè, un livello cognitivo operativo concreto, mentre in generale per la caccia/raccolta, che avviene qui e ora, è sufficiente il livello preoperativo, volendo usare i termini dello sviluppo cognitivo di Piaget). Quest’aumento di profondità tecnologica (che è il prodotto di una maggiore profondità cognitiva) è evidenziato dal fatto che le innovazioni tecnologiche mostrano una sequenza evolutiva irreversibile. Vale a dire, se guardiamo all’evoluzione tecnologica dalla caccia/raccolta all’orticoltura, all’agrario, all’industriale e all’informatico, questa sequenza non scorre mai all’inverso. Escludendo una disintegrazione sociale, nessuna società industriale ha mai deciso di tornare indietro al sistema agrario, né una società agraria di tornare indietro all’orticoltura, né quest’ultima di tornare indietro alla caccia e raccolta. Vi è Eros in azione nella sequenza: la freccia del tempo, come direbbe Prigogine, è evolutiva in modo asimmetrico. In breve, questo aumento di profondità tecnologica (nel quadrante Inferiore/Destro) dalla caccia/raccolta all’orticoltura può ora sostenere una maggiore profondità nella visione del mondo (Inferiore/Sinistro) – cioè, uno spostamento dalla visione del mondo magica a quella mitico. Ma le tribù di cacciatori e raccoglitori che iniziarono le coltivazioni orticolturali erano ancora immersi in una visione del mondo magica, che era adattata, o tetra-adattata, al vecchio modo di produzione della caccia/raccolta. Quindi, vi era una discrepanza, una frizione, una contraddizione tra la base e la sovrastruttura. Essi avevano una base tecno-economica capace di sostenere una visione del mondo mitica nuova e più avanzata, ma erano imprigionati in un “paradigma obsoleto” – la vecchia visione del mondo magica adattata a una base di caccia/raccolta che non esisteva più come modo di produzione predominante. (Come avrebbe detto Marx, i rapporti di produzione non erano in sintonia con le forze di produzione.) (Continua nella Riflessione di domani.)