Milano 26 marzo 2010

Ritrovare valori, regole di vita, moralità ed etica, senso della dignità  e del valore personale, rispetto per gli altri e per la natura, attenzione alla propria interiorità e dimensione spirituale, aspirazione a una continua crescita ed evoluzione, richiede oggi la scelta e l’impegno individuale, scelto consapevole di ognuno di noi. Non sono più la chiesa, lo stato, la famiglia che impongono in modo autoritario i modelli di vita e di comportamento. Questo affrancamento dal condizionamento subito per secoli è stato un processo auspicabile ed inevitabile che si è svolto in gran parte dell’umanità soprattutto dall’epoca dell’Illuminismo in poi, con la separazione di quelli che Wilber chiama i Big Three, scienza, morale e arte (le sfere che sono espresse nel linguaggio dell’Io, in prima persona singolare, del Noi, in prima personal plurale e del Ciò, in terza persona). La definizione di un senso di identità individuale non più simbioticamente immerso nel brodo collettivo che definiva come vivere e quale posto occupare nella società per le donne e per gli uomini, per i ceti e le classi, la capacità di riflettere con spirito critico sulla propria cultura e differenziarsene, rappresentano certamente l’evoluzione della coscienza che ha caratterizzato la modernità. Una ricaduta negativa è stato il progressivo assolutizzarsi dell’approccio scientista che ha negato importanza e persino esistenza a quelli che Ken Wilber chiama i “quadranti” dell’interiorità individuale e collettiva (Io e Noi). Collegato a questo si è prodotta l’inflazione dell’ Io/Ego che pensa, conosce e domina. Il suo isolamento dalla natura, dal mondo e dagli altri esseri viventi ha a sua volta favorito, progressivamente, l’esasperato individualismo (abbiamo parlato in un’altra Riflessione dell’Io fragile e narcisistico) che caratterizza oggi le nostre società. Invece di una salutare differenziazione, c’è stata dissociazione e repressione da/di aspetti fondamentali della manifestazione dell’universo nelle sue forme individuali e collettive. Oggi, perché ci sia ancora futuro per l’umanità, sembra proprio necessario contribuire al cammino evolutivo superando e trascendendo questo livello. Attraverso la ricerca personale, la crescita, l’impegno e la volontà di ciascuno di noi, recuperare il senso del “fare parte”, della connessione, dell’inter-dipendenza che non potrà più essere regressivamente simbiotico come nelle epoche premoderne, ma che sarà un salto qualitativo capace di integrare, trascendere e includere quello che l’evoluzione ha nel frattempo generato nel suo faticoso cammino.