Milano 16 marzo 2012
Quando due persone si incontrano nello stato
mentale del bambino, ciascuno vede nell’altro
qualcuno che deve prendersi cura dei suoi bisogni
insoddisfatti o qualcuno che, in qualche modo,
potrebbe fargli del male. Ne risulta che ciascuno
si sentirà spinto a controllare l’altro in ogni modo
possibile e le conseguenze saranno conflitti,
aspettative insoddisfatte, incomunicabilità, giochi di
potere e dolore.
Il bambino interiore ha delle aspettative sugli altri
e sulla vita. Si aspetta che i suoi bisogni saranno
soddisfatti e che sarà liberato dalle paure e da ciò
che lo affligge. E’ naturale che un bambino senta
così, perché trovandosi in uno stato di impotenza e
insicurezza cos’altro potrebbe sperare per sentirsi
al sicuro? In certi casi sono state vissute talmente
tante delusioni che le aspettative sono state seppellite
sotto uno strato di rassegnazione, ma sono ancora lì,
nascoste nei desideri del nostro bambino emozionale.
Questo aspetto dello stato mentale del bambino
può, per alcuni di noi, essere piuttosto evidente:
abbiamo delle pretese e gli altri ci devono ciò
che vogliamo e, quando le cose non vanno come
vorremmo o ci sentiamo privati dell’attenzione,
biasimiamo e accusiamo convinti di essere stati
trattati ingiustamente.
E’ anche naturale che quando siamo nello stato
mentale del bambino, basato sulla paura e sulla
vergogna, viviamo una vita di compromessi. La
vergogna e la paura portano al compromesso perché
siamo terrorizzati da ciò che gli altri potrebbero
pensare e, in questo stato, abbiamo perso il contatto
con la nostra forza e la fiducia in noi stessi, nei nostri
pensieri, emozioni e intuizioni. In breve, non viviamo
per noi stessi ma per gli altri. Krishnananda