Milano 01 febbraio 2010
Se pensassimo ogni tanto noi stessi in relazione all’infinità dell’universo che è esistito per miliardi di anni prima che apparissero la vita e poi l’intelligenza umana, riusciremmo forse a ridimensionare i nostri problemi e drammi personali e a scoprire una dimensione più profonda su cui fondare la nostra esistenza. Scriveva Nietzsche in Verità e Menzogna: “In un angolo remoto dell’universo scintillante e diffuso attraverso infiniti sistemi solari c’era una volta un astro su cui animali intelligenti scoprirono la conoscenza. (…) Soltanto chi possiede [questo intelletto] e lo produce può considerarlo tanto pateticamente, come se i cardini del mondo ruotassero su di lui”. Adottare questo punto di vista aiuta a relativizzare le nostre vicende umane alla luce dell’economia dell’universo e forse tanta violenza, tanta ansia di potere, tanta avidità per il denaro, tanta sopraffazione e tante disuguaglianza e ingiustizie potrebbero se non sparire del tutto, essere almeno contenute e trovare una loro misura. E soprattutto forse si scoprirebbe l’Amore, che è poi l’unica cosa che possa giustificare e fondare l’esistenza umana e l’unica cosa veramente significativa, come ci si rivela quando costeggiamo la morte. Custodiamo questo pensiero.